Diario di bordo dall'Area Nord - pag.1

(Km 129, coordinate stellari 44°41'51,97”N – 10°37'47,57”E del pianeta Terra)

Che il tema della definizione progettuale dell'area a nord di Reggio Emilia sia complicato e complesso, l'Amministrazione Comunale lo sa e lo dimostra mettendo in campo tutte le energie spendibili su questo argomento.
Un apposito ufficio di piano ben organizzato, incontri con intellettuali di fama, valutazioni richieste a vari urbanisti anche famosi, gli “Stati Generali” con l'esposizione di alcune visioni e la chiamata alla partecipazione delle varie rappresentanze della città, la formazione dei gruppi di lavoro definiti delle “competenze distintive” e, per ultimo, la formazione del gruppo di progetto composto da vari professionisti della città, sia in rappresentanza di varie istituzioni che espressi dall'Amministrazione stessa (il sottoscritto è stato chiamato a dare il proprio contributo e, sempre per non prendermi troppo sul serio, questa mi pare la nota stonata!).

Il Gruppo di Progetto, per ora, ha affrontato un percorso conoscitivo, propedeutico alle successive elaborazioni.
Oltre all'abbondante materiale messo a disposizione, tutto reperibile sia sul sito dell'Amministrazione Comunale che al sito Km129.it, si è affrontato il tema degli strumenti urbanistici fin'ora prodotti, ed aventi importanti ricadute sull'area nord, con relazioni dei dirigenti per approfondirne la conoscenza.
In particolare si è approfondito: il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, il Piano Strutturale Comunale ed il Regolamento Urbanistico Edilizio, il Piano Urbano della Mobilità.

Per ora ho capito che tutta l'urbanistica reggiana subisce il fascino di una “vision veltroniana”.
Bisogna fermare il consumo di territorio … ma anche consentire che la città trovi nuovi spazi e nuove identità;
bisogna trasformare la città esistente … ma anche consentire nuovi ampliamenti che disegnino la città del futuro;
bisogna ristrutturare e restaurare il centro storico … ma anche consentire nuovi insediamenti residenziali;
bisogna aumentare la dotazione di edilizia residenziale pubblica per fare fronte alle nuove esigenze … ma anche favorire il settore edilizio privato che sta vivendo un grave periodo di crisi;
bisogna riqualificare il tessuto produttivo e commerciale del centro storico … ma anche trovare nuovi temi e nuovi spazi per la grande distribuzione;
bisogna favorire, ristrutturandolo, il trasporto pubblico … ma anche il trasporto privato (auto) deve potere avere uno sviluppo;
bisogna favorire l'integrazione fra i vari modelli di mobilità … ma anche favorire una maggiore fluidità del traffico privato;
bisogna tutelare il paesaggio, la storia, l'identità dei luoghi … ma anche pensare ai collegamenti a scala vasta e vastissima (tipo TiBre, Tirreno-Brennero, con il prolungamento della Brennero fino a Lucca);
bisogna salvaguardare il territorio dell'agricoltura, potenziare la rete ecologica e la biodiversità … ma anche aumentare di quasi 1.500 ettari l'estensione della città;
bisogna che il centro storico ridiventi il punto centrale della città … ma anche creare una nuova centralità che giustifichi e dia senso alla stazione mediopadana.

Verrà il tempo delle scelte perchè le risorse per fare tutto (anche se dilazionato in 15 anni) non ci sono; ma soprattutto perchè nella disperata ricerca di tenere insieme tutto non si costruisce una città, ma una serie di eventi che porteranno conflittualità fra le varie parti.
Credo sia fondamentale adottare uno sguardo olistico verso la città nel suo complesso per comprendere bene cosa sia una sua parte.
Credo anche sia necessario partire dallo stato di fatto e non dalle “vision”, cioè cosa abbiamo adesso e cosa possiamo fare per consentirci di viverci il meglio possibile, limitando al massimo i danni ambientali che provochiamo con la nostra attività quotidiana.

Leggendo fra le righe della relazione degli Stati Generali sull'Area Nord emerge con forza una domanda: “cosa possiamo e dobbiamo fare perchè la stazione mediopadana funzioni e non sia una cattedrale nel deserto?”.
E' la migliore domanda che ci si possa fare per sbagliare completamente l'approccio al tema.
Una conferma di questo errato approccio è dato, a mio avviso, dall'individuazione delle tre “competenze distintive” (Reggio Children, Meccatronica e Iren) e del lavoro, da loro svolto, come propedeutico al lavoro progettuale sull'area nord.
In una città dove tutti gli elementi e tutte le parti funzionano bene (visione olistica della città) si possono sviluppare tante “competenze distintive” (come è successo nella Reggio Emilia da 120.000 abitanti), ma queste “competenze” non possono dire come può essere una città, o una sua parte, se non a rischio di “conflitti di interesse” o di monotematismi che ingabbiano, più che sviluppare, le intelligenze e le creatività.
Inoltre ha il sapore amaro di una delega ad altri di ciò che dovrebbe essere prerogativa di un'amministrazione pubblica; mentre credo che la città abbia bisogno di una nuova individuazione, autorevole e chiaramente definita del suo essere “pubblico”, cioè “comune”, cioè di cittadini, e non solo consumatori, automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni, sportivi, fruitori di luoghi di svago, utenti di servizi più o meno pubblici ...

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